Non ha mai ammazzato le classifiche, John Martyn,
ma più di qualche danno coronarico l’ha procurato in chi ha sete di bellezza.
Partito nel 1967 come folksinger che strizza un occhio al songbook dylaniano ed
un altro allo sterminato portfolio della ricchissima tradizione
anglo-scoto-irlandese, approda nel 1973 a Solid Air,
zenith di un adamantino percorso musicale che trae cuore da acoustic music,
canzone d’autore e lunghe ed estatiche improvvisazioni jazz. Solid Air è
un lussureggiante mondo di sincopi e trasognate atmosfere che si liquefano in grappoli di note di vibrafono, maliose rigeneranti brezze di sax e contagiosi tocchi d'organo. Su tutto il canto impressionistico di Martyn, ora licantropico ora pronto ad inabissarsi in oceani contrappuntati d’amore. "Navigatore delle stelle" come Tim Buckley e l'amico Nick Drake, Martyn pone la sua firma in calce ad un disco da isola deserta di disarmante bellezza, vero kooh-i-noor del cantautore scozzese. Capolavoro.
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