Nei piani
di Springsteen, Born To Run, il suo terzo album, doveva essere un
capolavoro. E tale fù. Il suono del disco compendiava la dinamite dei suoi
concerti, la grandeur wagneriana di Phil Spector, il melodramma straziante dei
singoli di Roy Orbison. Qui sta l’inizio della sua reputazione di
perfezionista. Lo dimostra plasticamente il contagioso errebi di 10th Avenue
Freeze Out, la cui regale esplosione di fiati le da struttura e unicità. E’
tutto così bello, non c’è un particolare fuori posto: dalla contagiosa chitarra
ritmica “schiaffeggiata” in perfetto stile Steve Cropper, all’insistente pianoforte di Roy Bittan
che ha l’immane responsabilità di fornire alla struttura uno scheletro
sufficiente, fino ad arrivare ad una delle più fantastiche linee di fiati che
memoria d’uomo possa ricordare. E’ Steve Van Zandt il responsabile della “prodezza”: un
giorno arriva in studio e trova i musicisti bloccati ad un punto morto non
sapendo come rivestire la canzone. E lui, così, come niente fosse, sciorina
tutto l’arrangiamento dei fiati cantandolo davanti a tutti. Corsi e
ricorsi storici, allo stesso modo Steve Cropper e Otis Redding arrangiarono
dieci anni prima i fiati di Mr. Pitiful all’interno dell’auto mentre si
stavano recando in studio. E’ così che il chitarrista si è guadagnato un posto
fisso sul libro paga del “Boss”, facendo di 10th Avenue Freeze Out uno
dei più solidi monumenti alla musica a stelle e strisce mai costruiti.
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