Beautiful
losers della scena indie inglese, gli scozzesi Primal Scream danno alle stampe
i primi due album nella seconda metà degli anno ’80. Se ne accorgono in pochi,
anche se Bobby Gillespie e soci non difettano certo di tanta passione, una
notevole visione e una fragilità che li rende umani e allo stesso tempo unici.
Deve arrivare però un certo Andrew Weatherall a spiegare bene ai ragazzi l’uso
dei colori della loro tavolozza musicale. Incontrandosi la band ed il DJ ne
esce che la tradizione rock e i ritmi acid-house possono avolgersi un un nuovo
percorso. Screamedelica è una pulsazione estatica che riformula Stones,
Beach Boys, PIL, Roky Erikson, il gospel, la disco e gli spazi cosmici in un
inedito caleidoscopio sonoro. Sono gli anni ’90 che si manifestano abbaglianti
e incantatori, marchiati a fuoco da una droga come l’ecstasy. Uno dei quadri
più eccitanti del disco è Sleep Inside This House, presa a prestito dal
repertorio dei 13th Floor Elevator di Roky Erickson che nel 1967 la piazzarono
come brano apripista del loro secondo stralunato album Easter Everywhere.
L’omaggio è amorevole e rispettoso ma il quarto di secolo trascorso si sente
tutto: laddove gli Elevator costruivano 8 minuti di ordinaria follia
psichedelica, i Primal Scream cucinano un piatto dall’incedere sensuale ma
deciso dove il dub regna sovrano, le chitarre emettono fiotti sonori dalla
natura aliena e le voci vomitano alienazione e paranoia. Troppo eccitante!
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