Un
talento per la melodia sghemba tanto sviluppato da non contare epigoni. Nessuno
può stare al passo di Julian Cope quando si tratta di mettere in scena la
rappresentazione più completa della follia in ambito pop. Album intriso di
psichedelia panteista ed ecologismo militante, Peggy Suicide è forse il
vertice assoluto di una carriera che più arzigogolata non si potrebbe. Un disco
troppo bello per essere vero, che può permettersi il lusso di esibire una
varietà di stili che nemmeno Frank Zappa: si va da divagazioni
lisergico-spaziali a ballate crepuscolari, da psichedelia barrettiana a
veementi e acidi rock blues. Quanto a culto di devianza pop, dunque, Peggy Suicide è un’apoteosi emozionale che dopo 30 anni ancora ammalia e stordisce, scandita dai fiotti di uno strumentario eclettico e raffinato che si
eleva da terra e fluttua in totale libertà espressiva ad irradiare beatitudine.
Mauro Rollin' On The River Uliana
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