Se Remain
In Light non fosse del 1980 e uscisse in un qualsiasi domani, suonerebbe
sempre il disco più futuristico mai fatto. Non sono molti i dischi di cui
potrebbe essere detto altrettanto. Remain In Light è l’apogeo di un work
in progress che ha testimoniato come il funk cerebrale e bianco dei newyorkesi
Talking Heads si sia ad un certo punto espanso sotto lo sguardo vigile e
prismatico di un Brian Eno allo zenith della sua creatività. La sua
“weltanschuung” musicale permea di sé ogni momento del disco, dando vita ad un
patchwork che, soprattutto sul primo lato (ragionando in termini di glorioso
vinile), è un autentico shock. E’ il suono di un’orchestra funk di un futuro
definitivo: tam tam spiritati, minimali chitarre afro, bassi che guizzano come
gomme impazzite, fluorescenti figure sintetiche, cori da voodoo urbano. Tutto
rimbalza come in un grande flipper, in una sinfonia post moderna che sposa alla
prefezione nevrosi metropolitane e primordialità africana, un senso plastico
quasi figurativo e figlio della pop art e lo stato dell’arte delle rivoluzioni
sonore newyorchesi di fine anni ’70. Immagini sonore che saranno alla base di
un suono post-umano come l’house, che finirà per riscoprire il pezzo più
mediamente dance della raccolta, Once In A Lifetime. Dire che Once In
A Lifetime è un brano intelligente significa affermare l’ovvio: ma non
saprei come altrimenti esprimere la mia ammirazione per una costruzione che
riesce a tenere insieme con splendido senso dell’equilibrio un David Byrne che
pare un blue eyed rapper, una tastierina sintetica che si rifà allo spirito dei
tempi, ed un ritornello che ti si pianta nel cervello e non vuole più saperne
di uscire.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
editoriale
NOIZE ON THE BAYOU: COME E PERCHE'
Abituati a muoverci negli spazi ristretti e nei percorsi obbligati dell’attualità che continuamente ci incalza, restiamo paralizzati –...
-
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band è il più importante album di rock’n’roll mai realizzato, un disco senza paragoni per conc...
-
Diciamo subito che Diamond Dogs , l’album di Bowie targato 1974, è un disco stupendo, un mosaico dalle mille pietruzze, dai colori v...
Nessun commento:
Posta un commento