La prima volta che ho fatto conoscenza con la
signora è stato proprio con Live! del 1982 che trasponeva su disco i
concerti alla Great American Music Hall dell’anno precedente e fù amore a prima
vista. Mi erano già giunte notizie di questa musicista superlativa per via di Escalator Over The Hills
a nome J.C.O.A., perché vi aveva collaborato Jack Bruce, mio idolo dello
strumento a quattro corde, ma un disco a nome di Carla non l’avevo mai
ascoltato. All’epoca lei era già una jazzista navigata e di chiara fama,
splendida 45enne che non disdegnava di esporre la propria avvenenza sulla
copertina di un disco. Quello che però mi ha completamente steso è stata la
musica messa in scena da questa donna straordinaria. Pianista, organista,
compositrice, band leader: una vita dedicata al jazz sia sotto il profilo
professionale sia sotto quello privato. Nel 1957 Carla sposa il pianista Paul Bley,
dal quale assume il cognome, e nel 1965, in seconde nozze, il trombettista
Mike Mantler con cui collaborerà a lungo e da cui si separerà nel 1991.
La musica di Live! è insuperabile, vuoi per
la presenza di solisti innovativi come lo stesso Mantler e Steve Swallow al
basso, vuoi per la straordinaria capacità di arrangiatrice della Bley che
affida ad ogni strumento esattamente il meglio che può dare. La pagina più
bella dell’album è The Lord Is Listening To Ya, Hallelujah!, una lunga,
sospesa melopea su base gospel, in cui il trombone di Gary Valente e l’organo
della Bley si macerano nell’acre sofferenza delle genti di colore, soffiando
vita in un vero e proprio lasciapassare per l’immmortalità.
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